La dinamica contorta che porta al litigio è sempre molto più faticosa, elaborata, stressante, depotenziante e debilitante, rispetto alla dinamica che trascende le futili questioni di principio e le convinzioni di certe realtà che dovrebbero essere in un determinato modo, ovviamente nel modo che vogliamo noi!
E’ bene tenere sempre presente che PRIMA esiste la volontà di sfogare una rabbia interiore, e POI subentra la ricerca di una causa esterna su cui riversare le proprie frustrazioni.
Le cause esterne possono essere migliaia, la base rimane sempre e comunque la sensazione di non essere abbastanza amati, curati, considerati, seguiti e protetti. Tanto più un bambino avrà accusato queste mancanze dai 0 ai 6 anni di vita, tanto più sarà un adulto insicuro e bisognoso di tali conferme, pertanto arrabbiato quando noterà che l’esterno non gli dona ciò che per lui è indispensabile e vitale, poiché ancora psicologicamente fermo allo stato del “bambino abbandonato”.
In questo articolo non spiegherò come risolvere la questione in modo “psicosomatico”, ovvero sanando la turba psicologica per ottenere un individuo mentalmente equilibrato all’esterno, ma indicherò la via “somatopsichica”, ovvero come fare ad interiorizzare una forte consapevolezza della possibilità che l’esterno non sia così cattivo quando non si piega alla nostra volontà, dandoci quello che ci manca.
Per quanto la via inconscia possa sembrare più difficile, in quanto si sa che mutare l’inconscio non è cosa affatto semplice, vi garantisco che in realtà è assai più facile, non tanto in termini di velocità nella realizzazione, quanto in termini strettamente pratici legati alle resistenze che hanno le persone verso il “lavoro sul campo”, ovvero nello scontrarsi senza armature con la realtà delle cose, maneggiando i fatti di vita vera, pratica, anziché disperdersi nelle vasitissime (e sicurissime) lande spirituali nelle quali, diciamoci la verità, ognuno fa quello che gli pare e riesce a sentirsi meglio perché può rispetere tra sé e anche agli altri “Beh ma io sto lavorando a livello inconscio-spirituale!” Beh… lasciate che ve lo dica: siete dei paraculi! E la vostra è solo paura di confrontarvi con la realtà.
Ebbene, se preferite le vie auliche, cambiate post.
Il metodo è semplicissimo, in sé. Il difficile è riuscire ad interporlo nel momento in cui nasce il fastidio, prima di passare allo sfogo esterno.
In altre parole, è necessaria una fervida presenza, e una buona dose di autocontrollo, dal momento in cui sta per nascere il fastidio fino al momento in cui si attua questo sistema.
Quindi, partiamo intanto dal presupposto che la pretesa che la realtà sia come noi pretendiamo che sia, credendola giusta, è una richiesta assurda, nonché quasi sempre distruttiva. Tuttavia, se proprio non ci piace come una persona si è comportata, la sola cosa che possiamo fare è questa:
“Scusami, ho bisogno di un chiarimento riguardo questa cosa che hai detto/fatto, perché io l’ho percepita in tal modo, ma ammetto che potrei averla interpretata a modo mio, quindi mi piacerebbe parlarne un attimo con te”
Questa frase vi ha già risolto il 90% dei problemi, perché il conflitto non si posa quasi mai su un torto effettivamente subìto ma sempre e comunque su una frustrazione intrinseca che fa percepire tutto come un torto che l’altra persona ci sta facendo.
Siamo esseri umani, siamo dotati, chi più chi meno, di un cervello e della capacità di comunicare. Il fatto che non riusciate a comunicare con qualcuno non dipende solo dall’effettiva capacità di comunicare che hanno le persone ma dal tipo di linguaggio che utilizzate. C’è chi riesce a parlare più lingue, quindi ad approcciarsi in modo sano a chiunque, e chi non vuole farlo o non ne è proprio capace.
Inutile dirvi che, tanto più sarete flessibili nell’adattarvi ai linguaggi degli altri, tanto più sarete in grado di evitare discussioni del tutto inutili (in quanto discutere e litigare non risolve mai realmente il problema ma permette solo e semplicemente di sfogare la frustrazione data dalle percepite mancanze accennate all’inizio).
Se con vostra madre, vostra sorella, un vostro amico, una vostra collega o il vostro capo non riuscite a comunicare in nessun modo, anche tentando l’approccio sano appena mostrato come esempio, cercate di evitare di avere a che fare con queste persone, a meno che non sia assolutamente necessario. Cercate di passarci sopra, anche quando vi sembra che ci stiate rimettendo. In realtà non state perdendo nulla ma state guadagnando un enorme capacità, che è poi quella del saper trovare la sicurezza dentro di voi, quindi senza delegare potere a terzi di decidere del vostro stato d’animo.
Idem dicasi per il fidanzato o fidanzata che sia, con la variante che non potete evitare di averci a che fare, perché è la persona che avete scelto voi. Quindi a questo punto le strade sono due: o vi amate a tal punto da trovare un linguaggio comune attraverso la via sana e costruttiva appena mostrata, basata sul dialogo che poggia sulla volontà di stare bene insieme (eventualmente anche affidandovi ad un consulente che vi aiuti, per le prime volte, a studiare una tecnica di comunicazione efficace e personalizzata sul vostro carattere), oppure, se dopo aver tentato in tutti i modi di dialogare e di spiegarvi, vi rendete conto che non ci riuscite, la scelta che potete fare è tra queste due opzioni: continuare a litigare per tutta la vita, cercado di risolvere i problemi sfogando la frustrazione (sarebbe meglio comunque lavorare anche sulla frustrazione alla base, vedi libro di Claudia Rainville a fine articolo), oppure potete trovare un partner che parli il vostro stesso linguaggio e con cui riusciate ad instaurare un dialogo che possa oltrepassare le incomprensioni.
Una via per evitare un litigio la trova solo chi ha la volontà reale di evitare un litigio. Quando la vostra priorità è quella di sfogarvi, invece che di risolvere veramente un problema, allora cadete nel vortice che porta malessere e tristezza a voi in primis, e anche agli altri.
Se volete risolvere, trovare il modo migliore che vi si addice per comunicare e chiarire i sospesi, senza aspettare che sia l’altro a farlo. Chi sceglie di affrontare un problema in modo costruttivo non è debole, ha forza interiore da vendere!
Quasi sempre i problemi non sono mai effettivamente dei reali problemi, soprattutto quelli che creano le donne o gli uomini con una forte componente femminile. Il più delle volte, le personalità femminili tendono a ritenere problemi degli eventi che in sé sono del tutto insignificanti, e lo fanno per chiedere implicitamente aiuto e attenzioni quando non si sentono sufficientemente amate.
Se siete tra queste persone, provate ad analizzare in modo obiettivo se quel problema è reale. Magari fare passare qualche ora prima di reagire è un buon modo per capire se il problema sussiste realmente o se era solo momentaneo e, quindi, trascurabile.
E’ bene ricordare che gli uomini (e le donne indipendenti) non amano doversi occupare di problemi surreali e sentirsi accusati ingiustamente per puro sfogo isterico. Quell’atteggiamento non aiuta a ricevere le attenzioni e l’amore di cui necessitate. Il vostro partner non è la vostra mamma che, quando piangete, accorre agitata in stato di apprensione. Con ogni probabilità, al vostro partner interessa semplicemente divertirsi e stare bene con voi. Evitare di stressarlo con inutili problemi è un modo per eliminare la maggior parte delle incomprensioni.
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