Hai mai visto un bambino sputare il cibo dalla bocca, lanciare via un giocattolo arrabbiato o iniziare a urlare per la frustrazione?
Se ti sei per caso ritrovato bloccato su un aereo con un bambino così, mi dispiace… MA… come in tutte le cose, anche questo può insegnarti qualcosa.
Vedi, osservando quel bambino hai appena avuto modo di osservare una persona esercitare un confine sano.
Quel bambino, con quel gesto, ha detto “no” a qualcosa che non vuole e ha fatto conoscere il suo dispiacere a qualunque adulto a portata di orecchio! Se quel piccolo essere umano sia giustificato o meno nel suo sfogo è tutta un’altra questione, ma il punto è questo…
Sappiamo già come impostare i confini.
Sappiamo già come dire “no”.
Lo facciamo da quando eravamo bambini!
Questo però crea due enormi errori:
il primo è che le forzature che soffocano delle emozioni, prima o poi collassano e fanno emergere le stesse emozioni, con forza decuplicata, creando spesso dei danni.
Il secondo, infatti, è che si finisce per perdere di vista l’obiettivo UTILE E SANO, di quell’emozione, e quindi non viene risolto il problema che l’ha generata. Se ci sono certe emozioni è perché hanno una funzione utile. Non sono un errore di sistema.
Il problema è che da qualche parte lungo la nostra vita, la società educata, quella politically-correct, quella che ci vuole ammaestrati, ci ha insegnato che dire NO! non andava bene. Che dire VOGLIO! fosse sbagliato.
E in questo modo ci è stato insegnato a non ascoltare il nostro istinto naturale di imporre limiti da bambini piccoli. Ci è stato insegnato a essere gentili, a cedere, a dubitare di noi stessi e a dare priorità ai bisogni degli altri rispetto ai nostri.
In alcuni casi, questa è una buona cosa. Dopotutto, sarebbe un po’ strano se tua sorella, a 48 anni, iniziasse a piangere o a lanciare i piselli sul pavimento durante la cena… Penso che ti preoccuperesti.
Ma in altri casi, questo è un passo indietro. In alcune situazioni, quel “no” naturale dovrebbe poter emergere con forza (ma sempre con educazione, s’intende).
Quando?
Beh, quando si ha a che fare con persone tossiche, per esempio. Con persone che non ti rispettano, che pongono tutto sul piano del conflitto e dell’arrivismo. Quelle che cercano di schiacciarti, o che non sanno ascoltare le tue ragioni.
Ma come succede? Come impariamo a mettere da parte l’istinto e lasciarci indifesi, incapaci di stabilire confini sani?
È piuttosto semplice.
In un qualche momento della tua vita, da bambino, hai vissuto una situazione in cui i tuoi genitori o le figure autoritarie con le quali avevi a che fare, hanno invalidato la tua dichiarazione di confine sano verso l’esterno, che quindi non hanno dato importanza a quel tuo “no” sano, o addirittura ti hanno sgridato per aver detto quello che sentivi.
Forse non hanno dato peso a come ti sentivi effettivamente in determinate situazioni:
‘Non sei davvero malato e andrai comunque a scuola!’
oppure
‘Non mi interessa come ti senti o quello che hanno fatto, devi essere sempre e comunque gentile con le persone adulte!’
Forse lo hanno fatto ripetutamente e, di conseguenza, hai imparato a diffidare di te stesso, a mettere in discussione i tuoi confini interiori e i tuoi reali sentimenti riguardo a una data situazione, persona o cosa…
Non fraintendermi. A volte questo comportamento è necessario… dopo tutto, dire “no” alla scuola o al lavarsi i denti da bambino non è sempre nel tuo interesse… quindi ha anche senso che qualche volta tu sia stato ripreso.
Ma quando questa mancanza di rispetto dei confini, specie quando sono sani e servono realmente a proteggerti, si verifica ripetutamente e con insistenza, si crea uno schema negativo. Un modello di insicurezza e autonegazione. Una voce che ti dice
“Non puoi fidarti di quello che senti!”
Questo schema ha il potenziale per preparare il terreno per una vita di insicurezze, chiusure e timidezza.
La costante invalidazione a cui sei stato sottoposto talvolta evolve in “impotenza appresa” e può portarti, da adulto, a sentirti sempre vittima, accettando abusi senza difenderti mai.
Tutto perché hai perso la capacità di dire semplicemente “no”.
Qualcosa che facevi con facilità da bambino.